Ephéméride éclectique d'une librocubiculariste glossophile et mélomane.
31 Mai 2021
Pour conclure ce mois de mai, un peu d'italien...avec Fabrizio De André, découvert lors de mes ateliers d'italien avec P. notre animateur bénévole au sein de l'UTL...
Fabrizio De Andrè, “Faber” comme l'appelait son ami d’enfance Paolo Villaggio, n’a pas besoin de présentations. Auteur-compositeur-interprète parmi les plus célèbres et significatifs du panorama musical italien, il a contribué de façon fondamentale à la valorisation de la culture ligure et est considéré comme faisant partie de l’école dite Génoise, avec entre autres, Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi et Luigi Tenco.
Fabrizio Cristiano De André est né à Gênes, dans le quartier Pegli, le 18 février 1940. Au cours de ses quelques quarante années de carrière, il a sorti treize albums et un nombre important de singles.
Les critiques considèrent certains textes de ses chansons comme de véritables poésies, à tel point qu’ils ont été publiés dans des livres scolaires. Dans de nombreuses chansons, De André a raconté les histoires de marginaux, rebelles et prostituées, en abordant des sujets sociaux avec réalisme et cruauté, mélangeant les influences musicales internationales avec celles méditerranéennes, génoises surtout et parfois napolitaines. En 1964 il sortit “La canzone di Marinella”, inspirée à un fait divers et qui lui valut un grand succès lorsque la chanson fut interprétée par Mina.
Questa di Marinella è la storia vera
che scivolò nel fiume a primavera
ma il vento che la vide così bella
dal fiume la portò sopra a una stella
sola senza il ricordo di un dolore
vivevi senza il sogno di un amore
ma un re senza corona e senza scorta
bussò tre volte un giorno alla sua porta
bianco come la luna il suo cappello
come l'amore rosso il suo mantello
tu lo seguisti senza una ragione
come un ragazzo segue un aquilone
e c'era il sole e avevi gli occhi belli
lui ti baciò le labbra ed i capelli
c'era la luna e avevi gli occhi stanchi
lui pose la mano sui tuoi fianchi
furono baci furono sorrisi
poi furono soltanto i fiordalisi
che videro con gli occhi delle stelle
fremere al vento e ai baci la tua pelle
dicono poi che mentre ritornavi
nel fiume chissà come scivolavi
e lui che non ti volle creder morta
bussò cent'anni ancora alla tua porta
questa è la tua canzone Marinella
che sei volata in cielo su una stella
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno , come le rose
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno come le rose
Da un efferato omicidio di una giovane prostituta, una ballerina col nome d'arte Mary Pirimpò, nacque la canzone di Marinella. De Andre rimase molto turbato da quel delitto, la ragazza (vero nome Maria Boccuzzi) fu trovata morta nel fiume Olona, a Milano, vittima della brutalità di un assassino mai identificato, tra i primi festini a base di sesso, alcol e droga negli anni 50. La storia, le atmosfere cupe, la scena lugubre del delitto, inquietarono molto l'allora giovane De Andre che per onorare la giovane ragazza assassinata e dipingere con i colori dell'amore la sua morte violenta, cambiò la storia trasformandola in una fiaba tragica e romantica. Il mostro diventò un principe e il loro incontro una poesia.
La version avec Mina :
Dernière version : F. De André en duo avec Mina.
"La canzone di Marinella" (1964) ha una storia che merita di esser narrata. L'ispirazione pare sia scaturita da una notizia di cronaca: una prostituta sedicenne gettata nella Bormida da un criminale. La crudezza della vicenda è trasfigurata dall'artista in una favola delicata e struggente: nasce, così, il primo brano suo maturo, dove musica e testo delineano i tratti di una malinconica ballata popolare. Incisa dapprima nel '64 da De Andrè, la canzone passa inosservata.
Deluso da questa e da altri insuccessi professionali, Fabrizio medita di far ritorno ai propri studi di giurisprudenza, ma ecco che Mina lancia nel 1968 la sua versione del pezzo, che ottiene grande successo.
"La canzone di Marinella" viene ripresa da De André, con varie cose del passato ("La ballata dell'eroe", "Amore che vieni, amore che vai", "La ballata del Michè") e varie nuove ("Il testamento, "Il gorilla"; quest'ultima, da Brassens) in "Volume III" (1968).
Tra le tante interpretazioni ultime spicca quella che, proprio in duetto con Mina, De Andrè proporrà nel 1997 e che si trova nella raccolta "M'innamoravo di tutto".
A proposito del suo duetto con Mina, Fabrizio De Andrè dichiarò in un'intervista a Vincenzo Mollica: "Ci vuole proprio un bel coraggio a cantare con Mina "La canzone di Marinella", perché la sua voce è un miracolo. Credo che lei sia nata con la musica nel dna, è come se avesse avuto una memoria prenatale della musica. Questo è un fenomeno tipico della genialità: quello di sapere prima di conoscere. Te ne accorgi quando la senti cantare perché le sue evoluzioni vocali, le picchiate, i glissati, i grappoli di note in brevissimi intervalli di tempo, le svisature della melodia sono assolutamente spontanee".
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